“Non ardeva forse in noi il nostro cuore…”

Il nostro tempo con la recente pandemia, condita da venti di guerra e dal dissolversi di antiche geografie politiche, ha perso molte sicurezze. Tutte quelle che ci vedevano proiettati in un mondo di pace, di benessere, di libertà, dove potevi viaggiare, conoscere, relazionarti, misurare la vita che era in te, cogliere il germe del senso profondo di una comunità senza muri. Eppure l’inaspettato è accaduto, tutti i nuclei di sicurezza, che rappresentavano l’ancoraggio della nostra quiete interiore, sono venuti meno scoperchiando la verità, la solitudine e la impotenza dell’uomo davanti al male , la sofferenza, la morte. E tutto ciò nel momento in cui la Chiesa, la cristianità sembrano segnare il passo, con numeri sempre più esigui e un messaggio sempre più flebile, spesso rinchiuso e ridotto ad “agenzie sociali”. La veridicità di tutto ciò è suffragata dal moltiplicarsi dei disagi psichici dei giovani e degli gli anziani, le persone fragili, e dall’aumento dei tentativi di suicidio, fisico o psichico. A testimonianza che non basta il pane per riempire la pancia, la coperta per riscaldare il corpo, ma serve la forza di un Incontro, la capacità di rendere visibile, attraverso il farsi compagno di viaggio, la risposta di senso, di significato all’inquietudine che abita nel cuore dell’uomo. Quando raccontiamo dei tanti santi, operatori della carità, spesso raccontiamo le loro opere, quasi invitando tutti alla loro emulazione, come se fosse un semplice atto di volontà, dimentichi che dietro il loro operare c’era stato un travaglio
interiore, espressione drammatica della fame e della sete di infinito, il cuore della verità dell’uomo. E solo dopo aver incontrato il “Cielo” che la sofferenza e la morte avevano senso e potevano essere affrontate, e le loro opere sono diventate “ mirabilia Dei”. Oggi più che mai, noi chiesa, immersi nel mondo, accanto alla sofferenza, siamo chiamati a testimoniare il nostro non essere del mondo, perché forti della nostra esperienza che Dio non cancella la sofferenza, la morte, ma Lui che ha sofferto e morto, ci resuscita con il Suo amore, dando senso e significato alla vita. La nostra missione in questo momento storico, attraverso il nostro prendersi cura degli altri è trasmettere quella Presenza capace di far ardere, commuovere, di spalancare le porte del cuore al “Cielo”.